Gioventù ribelle


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Che cosa è stato il Risorgimento? O meglio: la Rivoluzione Italiana? La lucida follia di una generazione, il suo sacrificio, carne e anima di persone che non avevano vent’anni; fu la cultura e l’ardore di poeti guerrieri come Goffredo Mameli.
Soltanto dopo, a cose fatte, verrà la politica, a farsi bella con il sangue degli altri. Come racconta uno dei Mille: “Ci hanno tacciato di essere facinorosi. Pazzi.
Gente che non ha nulla da perdere. Adesso che tutto è riuscito battono le mani e plaudono ai giovani eroi. In verità, abbiamo vissuto fatti che sembrano usciti dalla fantasia di un romanziere…” Ed è vero! Raramente il mondo ha potuto assistere ad una epopea tanto affascinante.
Ragazzi e ragazze di ogni ceto e di ogni città, armati di nuovi sogni e di vecchi archibugi, che scagliano se stessi contro un nemico infinitamente più vecchio e potente. E lo travolgono.
Innalzando una nazione dove prima non c’era. Certo! Quell’idea chiamata Italia c’era già, fin dai tempi del Rinascimento, di Dante, dell’antica Roma. Solo che alle grandi potenze internazionali faceva comodo un popolo diviso, incapace di far valere le proprie ragioni, i propri legittimi interessi di fronte al mondo. Ma non avevano ancora fatto i conti con gli studenti di Pavia, i picciotti di Rosalino Pilo, i giovani insorti di Napoli, i fratelli Cairoli, i mille di Garibaldi, l’esuberanza indomita delle giovani italiane. Il sentimento nazionale c’era, l’idea di un destino in comune c’era, mancava solo una generazione che facesse da levatrice. E quella generazione venne.